Al Baretti l’omaggio a Britten
Giorgio Gervasoni, «Il nostro tempo», 13/04/2014
In principio, una struggente evocazione del mare apre in modo lirico e sognante le stanze della memoria. È il mare blu di Lowestoft, contea del Suffolk. Lì è nato Benjamin Britten, a poca distanza ha fondato il Festival di Aldeburgh e ha a lungo vissuto. Teatro e musica, parole e suoni. È da quel mare che si dipana il libero racconto di Monica Luccisano, musicologa e drammaturga torinese, costruito intorno ad alcuni momenti forti della parabola esistenziale e artistica di Britten del quale si celebra il centenario della nascita. In scena al Teatro Baretti di Torino per la regia dell’autrice, lo spettacolo ha per titolo «Metamorfosi di Britten». Ad impersonare il compositore che si racconta ad un invisibile interlocutore è Giancarlo Judica Cordiglia L’uomo e l’artista rivivono in modo espressivo e intenso in una toccante varietà di accenti.
La parola scenica si coniuga con il protagonismo della musica affidato a due interpreti di talento: Andrea Chenna all’oboe e Claudia Ravetto al violoncello. Il primo suona l’oboe e rivivono quei capolavori strumentali dell’opera 49 per strumento solista ispirati alle «Metamorfosi» di Ovidio, una vivida galleria di personaggi mitologici: Pan e Fetonte, Niobe e Bacco, Arethusa e Narciso.
Un’ottantina di minuti o poco più, senza intervallo, giusto per raccontare in un ritratto insolito e originale un personaggio dei più inquieti e affascinanti del novecento. Sala molto affollata, successo cordiale per l’autrice e gli interpreti.