ph. Emanuele Basile
1-4 febbraio 2024 Teatro Bellarte Torino
10 dicembre 2023 Accademia Liuteria San Filippo Torino
6 maggio 2023 Spazio Kairos Torino – Stagione Approdi
17-19 febbraio 2023 Spazio Kairos Torino – Stagione Approdi – Progetto Barriera Corallina vincitore del bando REACT della città di Torino
22 dicembre 2022 #studio6 c/o Spazio Kairos Torino
26-27 novembre 2022 #studio5 c/o Spazio Kairos Torino
19-20 novembre 2022 #studio4 c/o Sala Punt&Mes Torino
5-6 novembre 2022 #studio3 c/o Unione Culturale Franco Antonicelli Torino
21 ottobre 2022 #studio2 c/o Barrito Torino all’interno della rassegna “Scorribande metropolitane” vincitrice del “Bando Periferie”
5-9 aprile 2022 #studio1 c/o Teatro Baretti accompagnato dal film “Quo Vadis, Aida? “di Jasmila Zbanic
FUGA DA SARAJEVO
Monica Luccisano | Ideazione e testo
Camilla Bassetti (I edizione) Martina Michelini (II edizione)
Silvia Mercuriati, Chiara Bosco, Serena Bavo, Luana Doni, Stefania Rosso, Lia Tomatis | Interpreti e regia collettiva, coordinate da Monica Luccisano
Cristiano Falcomer | disegno luci, I edizione
Nadine Tarantino | disegno luci, II edizione
Fabio Palazzoloi | artigiano di scena
Coproduzione: Doppeltraum Teatro, Liberipensatori Paul Valéry, Onda Larsen, Progetto Zoran, Tékhné
Lo spettacolo trae libera ispirazione dai racconti dell’attrice bosniaca Irina Dobnik, dalle vicende del Kamerni Teatar ’55 e da altri fatti accaduti a Sarajevo al tempo dell’assedio (1992-96).
Sarajevo è ridotta all’assenza di ogni bene necessario, alla fame, al freddo e a un terrore mai conosciuto prima, con i suoi abitanti bersagli liberi delle granate e dei cecchini. Irina Dobnik è una giovane attrice, poco più che ventenne del Kamerni Teatar ’55, un piccolo teatro sperimentale. Quella esplosione di violenza entra a gamba tesa nella sua vita. Ma il Kamerni intraprende una straordinaria “resistenza”, continuando a proporre spettacoli, prove aperte, concerti. E non solo per l’ostinato bisogno di chi in quel teatro ci lavorava, ma anche dei cittadini che continuavano a frequentare quel luogo diventato un rifugio per corpo e mente.
La compagnia di Irina a inizio guerra stava allestendo “Aspettando Godot”. In una sorta di osmosi tra vita e teatro, il lavoro su quel testo va intrecciando l’assurdo senso di inutile attesa di quei giorni. E “Godot” diventa uno specchio dove si riflette l’inferno in cui è piombata Sarajevo.
Come moltissimi altri, Irina sarà costretta alla fuga. Vent’anni dopo tornerà nel suo teatro, a ricostruire le sue memorie.